Indagati e Avviso di garanzia - cosa fare

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Ormai, sembra che tutti conoscano l’avviso di garanzia, vista anche la frequenza con la quale viene inviato, ma non tutti si rendono veramente conto dei diversi aspetti che caratterizzano l’avviso di garanzia stesso e dei motivi che spingono il Pubblico ministero ad inviarlo all’indagato. Spesso, anzi, si crede che ricevere l’avviso di garanzia equivalga a ricevere quasi una sentenza di sicura condanna, ma non è così, in quanto l’avviso di garanzia serve solo ad informare l’indagato che si stanno svolgendo indagini su di lui e che, quindi, sarebbe opportuno che si cercasse un avvocato di fiducia. È per questo che è importante spiegare le diverse caratteristiche dell’avviso di garanzia, in modo da capire realmente di cosa si tratta.

-Avviso di garanzia: si o no?

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L’avviso di garanzia rappresenta una procedura importante e, in quanto tale, non significa che debba per forza essere inviata, all’indagato e alla persona offesa, in quanto questa è una decisione che deve prendere solo il PM e solo se si verificano certe condizioni, ossia se vengono svolti degli atti garantiti che richiedono la presenza del difensore della persona indagata e quello della persona offesa, il che è qualcosa di importante, considerando il fatto che la presenza del difensore è indice di maggiore tranquillità per l’indagato che sa di essere seguito bene dal punto di vista legale. La presenza del difensore, infatti, è richiesta in quegli atti non ripetibili e, quindi, non soggetti a modificazione, atti durante i quali il difensore può anche intervenire con eventuali domande o possibili obiezioni.

Il PM, però, ha il diritto di scegliere, se lo ritiene necessario, di non inviare alcun avviso di garanzia all’indagato e, quindi, di non fargli sapere nulla circa l’esistenza di indagini in corso su di lui, riservandosi la possibilità di archiviare il caso se le prove a carico dell’indagato non dovessero essere sufficienti, il che significa che l’indagato non verrebbe mai a sapere di essere stato sotto inchiesta, oppure di continuare le indagini facendo sapere tutto all’indagato solo nel momento in cui queste sono concluse e, quindi, con le prove a disposizione, l’unica scelta rimane solo quella del processo penale.

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-Cosa fa il difensore?

Nel caso di avviso di garanzia, l’indagato, la parte offesa e i rispettivi difensori hanno il diritto di chiedere al PM la trasmissione degli atti al giudice competente. Affinchè la richiesta risulti legittima, il soggetto deve aver saputo che esiste un procedimento in atto proprio attraverso l’informazione di garanzia.

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Se il PM non accetta la richiesta, il richiedente può fare un’altra richiesta, che deve essere presentata al procuratore generale, il quale deve decidere entro venti giorni.

Altro aspetto importante riguarda la libertà che il difensore ha nello svolgere indagini a favore del proprio cliente, il che conferma il voler tutelare quanto più possibile il diritto di difesa. Infatti, fin dal momento in cui il difensore riceve l’incarico, può iniziare a svolgere delle indagini per trovare tutti gli elementi necessari a scagionare dalle accuse il proprio cliente.

Alle persone già ascoltate dal PM o dalla polizia giudiziaria, però, il difensore non può fare domande circa quello che hanno già riferito. Durante le indagini, poi, il difensore ha la possibilità di accedere ai luoghi per osservarne la condizione e per poter procedere all’esecuzione di eventuali rilievi.

Durante le indagini preliminari, nel momento in cui il giudice deve prendere delle decisioni importanti, il difensore può presentargli le prove che ha trovato a favore del proprio cliente.

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-Chiusura delle indagini preliminari.

Quando si parla di azione penale, ci si ricollega sempre a processi penali. Inoltre, è il PM ad esercitare questa azione attraverso la formulazione dell’imputazione.

Affinchè il PM possa formulare l’imputazione, è necessario che gli elementi di prova siano sufficienti e attendibili, ma se le prove reperite durante le indagini preliminari non sono appropriate a sostenere l’accusa in giudizio, allora, il PM può anche richiedere l’archiviazione.

Naturalmente, anche la proroga delle indagini non può essere infinita, ed è per questo che, per garantire che vengano tutelati gli interessi dell’indagato, la durata delle indagini preliminari non deve andare oltre i 6 mesi, a partire dal momento in cui l’indagato viene iscritto nel registro delle notizie di reato, anche se è prevista la durata di un anno se i reati in questione sono gravi.

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Può anche accadere, però, che siano necessarie eventuali altre proroghe a causa di imprevisti o di particolare complessità legate ai casi in questione. In questi casi, il PM chiede la proroga al G.I.P., il quale può accettare la proroga delle indagini e, quindi, provvedere alla notifica all’indagato e alla parte offesa, ma se il G.I.P. non accetta di concedere proroghe, allora, può costringere il PM a fare una scelta repentina in relazione al fatto di scegliere se il caso deve essere archiviato o se deve esserci il rinvio a giudizio.