Avviso di garanzia e chiusura delle indagini preliminari

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L’indagato, in genere, sa che si stanno svolgendo delle indagini su di lui nel momento in cui il PM decide di inviargli un avviso di garanzia per fargli sapere dell’esistenza di indagini in corso. Può accadere, però, che il PM non ritenga opportuno far sapere subito all’indagato delle indagini in corso su di lui e decida di continuare a svolgere le indagini in segreto e scegliere di far conoscere il tutto solo ad indagini concluse.

In questo caso, quindi, il PM può decidere di inviare all’indagato, in un’unica modalità, sia l’avviso di garanzia sia l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. È da questo momento che l’indagato, venendo a conoscenza della sua situazione e, quindi, delle indagini che si sono svolte su di lui e che si sono anche concluse, ha la possibilità di capire come stanno le cose realmente e come difendersi nel modo giusto, a partire dalla nomina di un difensore di fiducia che lo possa assistere legalmente e che lo consigli sulla strategia difensiva migliore in vista di un eventuale e futuro processo penale.

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-L’avviso di garanzia e la chiusura delle indagini preliminari.
-È proprio quando si concludono le indagini preliminari che si scopre di essere indagati, il che comporta la necessità di prendere delle decisioni importanti per essere sicuri di poter ricevere la migliore difesa possibile da parte di un avvocato di fiducia e in vista di un futuro processo penale.

In realtà, molte persone sanno che esistono indagini su di loro quando il PM stabilisce la chiusura delle indagini preliminari, chiusura della quale viene a conoscenza l’indagato stesso, il quale potrà conoscere le ragioni di queste indagini. Infatti, se il PM ha ritenuto opportuno non far sapere prima all’indagato dell’esistenza di indagini su di lui, è possibile che l’indagato riceva, in un’unica consegna, avviso di garanzia e avviso di conclusione delle indagini preliminari.

Per far sapere all’indagato che le indagini preliminari sono state chiuse, comunque, è necessaria una comunicazione scritta denominata, appunto, ‘avviso di conclusione delle indagini preliminari’, che viene consegnata direttamente alla persona indagata, se si tratta della prima comunicazione che egli riceve. In tale circostanza, inoltre, l’indagato viene a conoscenza del fatto di poter nominare un avvocato di fiducia e di poter scegliere dove, da quel momento in poi, poter ricevere tutte le comunicazioni relative al procedimento in corso su di lui.

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Nel caso in cui la persona indagata dovesse decidere di non collaborare in tal senso e, quindi, di non seguire quello che gli è stato detto dalle forze dell’ordine, il procedimento continuerà ugualmente, per cui se l’indagato non nominerà un proprio difensore di fiducia, sarà nominato un avvocato d’ufficio, e se non lascerà un indirizzo al quale inviare tutte le comunicazioni, queste verranno consegnate all’avvocato difensore dell’indagato stesso.

-Collaborazione o non collaborazione dell’indagato.

Come già accennato, se l’indagato decide di non collaborare e, quindi, di non nominare un proprio difensore e di non dare un indirizzo al quale ricevere le informazioni che lo riguardano, allora, farà una scelta molto sbagliata, in quanto comportarsi in tal modo può solo generare tante problematiche. Infatti, scegliendo di non collaborare, l’indagato rischierebbe di rimanere all’oscuro di tutto ciò che si sta verificando e, quindi, di ritrovarsi ad avere una condanna penale senza aver fatto nulla né per provare la propria innocenza né per cercare di ottenere il minimo della pena in caso di colpevolezza.

-Cosa accade dopo la chiusura delle indagini preliminari?

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L’avviso di conclusione delle indagini preliminari che l’indagato riceve deve contenere le informazioni circa la tipologia del reato commesso; la sintesi della situazione nella quale si trova l’indagato; la data e il luogo in cui sono avvenuti i fatti contestati e le norme penali che sono state violate.

La conclusione delle indagini preliminari è molto importante per l’indagato, in quanto gli permette di informarsi adeguatamente circa il reato contestatogli e gli dà anche la possibilità di nominare un suo avvocato che potrà consigliarlo sul fatto se sia meglio difendersi da subito o attuare una strategia difensiva in vista del futuro processo penale. Tutto ciò dovrà avvenire entro 20 giorni da quando l’indagato ha ricevuto l’avviso, un tempo durante il quale l’indagato e il suo difensore potranno agire per fare in modo che non si arrivi al processo penale, ma che il caso venga archiviato e che l’indagato non incorra in altri problemi. Queste azioni comportano, ad esempio, la possibilità di fare delle indagini volte a discolpare l’indagato oppure la richiesta che l’indagato venga interrogato, anche se, in quest’ultimo caso, la scelta va esaminata attentamente, in quanto ciò che l’indagato dice sotto interrogatorio potrebbe essere usato contro di lui nel futuro processo penale.

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Alla fine dei 20 giorni, se l’indagato avrà dimostrato la sua innocenza, potrà ottenere che il caso venga archiviato, altrimenti, il procedimento penale contro di lui continuerà normalmente.