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Anche se tutti, più o meno, sanno cosa si vuole intendere quando si parla di avviso o di informazione di garanzia, in realtà, non tutti si rendono conto di cosa esso rappresenti realmente e di cosa comporti, anche perché lo vedono come qualcosa che può compromettere per sempre la reputazione di chi lo riceve, anche se le cose stanno diversamente, ed è per questo che è sempre meglio chiarire tutto.
-Cosa significa veramente l’avviso di garanzia?
L’avviso di garanzia, anche se l’espressione più corretta da dire è quella di informazione di garanzia, indica una comunicazione scritta mediante la quale il Pm, nella fase delle indagini preliminari, fa sapere all’indagato, ma anche alla parte offesa, delle indagini che si stanno svolgendo e in cui lui è coinvolto. Inoltre, fa in modo che essi sappiano che si stanno per compiere degli atti nei quali il difensore deve assistere e che sono detti ‘atti garantiti’.
Nell’avviso di garanzia sono contenute informazioni essenziali che riguardano il fatto di reato, dove e quando è stato commesso, e le norme che sono state violate, ma anche il consiglio a nominare un difensore di fiducia.
Il Pm invia l’avviso di garanzia tramite posta, ma se questo dovesse risultare un problema, allora, può decidere che l’invio avvenga mediante la notifica da parte della polizia giudiziaria. Nel caso in cui l’avviso di garanzia non venga inviato, allora, questo rende nullo l’atto garantito per il quale l’avviso di garanzia deve essere inviato, in quanto non permette che il difensore dell’indagato partecipi all’esecuzione dell’atto stesso.
-L’indagato e le indagini preliminari.
Se l’indagato riceve un avviso di garanzia significa che è stato sottoposto alle indagini preliminari, il che non vuol dire che è già stato dichiarato colpevole, ma che si sta verificando la sua implicazione nel reato contestato. Infatti, per capire meglio le cose, spesso, è necessario specificare la differenza esistente tra la fase delle indagini preliminari, durante la quale si deve accertare il reato e individuare chi potrebbe averlo commesso, e la fase che caratterizza il processo penale vero e proprio, durante la quale, dopo essere stata verificata la validità della notizia di reato giunta al Pm, viene esercitata l’azione penale, il che significa che l’indagato diventa imputato.
Soffermandosi sulle indagini preliminari, va detto che esse rappresentano una fase molto importante, perché attraverso esse si può scoprire la verità relativamente ai fatti riconducibili alla notizia di reato. Infatti, con l’espressione indagini preliminari si suole indicare quel complesso di azioni che vengono svolte dal Pm per verificare che esistono le condizioni attraverso le quali procedere con l’azione nei confronti della persona indicata nel momento in cui è giunta la notizia di reato.
Il pubblico ministero, dopo aver ricevuto la notizia di reato, fa in modo di iscriverla nel registro delle notizie di reato. È a partire da questo momento dell’iscrizione che la durata delle indagini preliminari non deve superare i 6 mesi o, al massimo, un anno.
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Naturalmente, i casi sono diversi fra loro, il che significa che il Pm può richiedere anche delle proroghe. In ogni caso, la fine delle indagini preliminari corrisponde o ad una richiesta di archiviazione, se le prove a disposizione non si sono rivelate sufficienti a procedere penalmente o all’esercizio dell’azione penale, se le prove a disposizione hanno confermato il coinvolgimento dell’indagato nel reato.
-Il ruolo del Pm e la fine delle indagini preliminari.
Quando le indagini preliminari si concludono con la decisione, da parte del Pm, di dare il via all’esercizio dell’azione penale, il pubblico ministero deve formulare l’imputazione con la quale procedere all’avvio del processo penale. Questo vuol dire che dal procedimento si passa al processo e che la persona che ha ricevuto l’avviso di garanzia e che è stato solo indagato fino a quel momento, ora, si ritrova ad essere ufficialmente imputato.
Il ruolo del Pm è molto importante, in quanto egli deve svolgere tutte le indagini che servono a fargli capire se deve chiedere l’archiviazione o il rinvio a giudizio. Si tratta di qualcosa di molto importante, considerando il fatto che egli deve essere imparziale, per cui deve svolgere indagini volte non solo a confermare le sue accuse, ma anche quelle a favore dell’indagato.
È per questo che, una volta terminate le indagini, può succedere che egli richieda l’archiviazione della pratica, nel caso in cui la notizia di reato a lui giunta sia risultata non valida e, quindi, non sussistono le condizioni per procedere, magari, perché le prove raccolte non possono essere qualificate come sufficienti.
Naturalmente, il Pm deve avvertire la persona offesa della richiesta di archiviazione, se la persona lo ha richiesto prima, nel caso in cui questa voglia opporsi all’archiviazione e chiedere che le indagini preliminari continuino.
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Naturalmente, la decisione finale spetta sempre al giudice che, sulla base delle prove a disposizione, deciderà sul da farsi.